GINOSA, 26SET – “ITALIANI ALLO SBARAGLIO”, il libro di Raffaele Caputo che sarà presentato il 30 settembre all’Alcanices



E’ questo un diario, emerso da un appartamento da svuotare in seguito al decesso della proprietaria – Delia, la moglie del Caputo – e, come dice il curatore, “salvato dal cassonetto”. Siamo grati perciò a Marcello De Stefano, perché queste testimonianze oggi servono. La diaristica, infatti, è stata una formula letteraria rimasta in seconda linea, quasi ripudiata negli anni del dopoguerra, come a voler pudicamente dimenticare il drammatico periodo vissuto e fissato sulla carta quasi a uso esclusivo dei sentimenti propri, da non divulgare e da non condividere. Oggi, invece, i diari sono da considerare un prezioso contributo non solo alla ricostruzione dell’atmosfera e degli avvenimenti, ma direi quasi alla verità storica, quella vera e non quella edulcorata o raccontata a uso del vincitore. Caputo è un Ufficiale di Marina, che ricorda l’imbarco sulla corazzata “Cavour” che trasportò Mussolini in Libia e svolge le sue considerazioni di giovane con tutta la vita davanti, fatta di attese, riflessioni, speranze di un’epoca. Trasferitosi col fratello in Africa orientale, lavora nel Governo civile della colonia Eritrea fino al richiamo alle armi quando le nere nubi della guerra compaiono all’orizzonte. Massaua, Asmara e poi Assab, la guerra vissuta giorno dopo giorno, con le sue ansie, i bombardamenti, le attese, fino alla resa di Dessiè e il viaggio verso la prigionia in Kenia, a Eldoret. Dovrà attendere fino al marzo del 1946 per imbarcare su una “caravella” greca a Mombasa, che lo riporterà alla sua Napoli, alla sua famiglia “finalmente libero fra la gente”.
Il diario di Caputo è molto preciso nelle annotazioni, nelle osservazioni, nei rilievi geografici e di costume ma ancor più nelle note di commento: il giovane Ufficiale diventa uomo maturo in prigionia e avverte la sofferenza, le ansie della vita rubata dalla guerra e dalle sue conseguenze. Sono riflessioni sempre serene, senza rabbia, che danno la misura di una mente aperta, di una profonda intelligenza. Il diario di una vita diventa il diario di un’avventura in terra d’Africa, dove il destino sembrava promettere carriera, amore, futuro e dove invece la guerra ha infranto i sogni, portato sofferenza e cambiato le sorti. Scritto con semplicità e chiarezza, si legge come un romanzo e porta la fantasia del lettore su quei luoghi e in quelle situazioni: nato come diario per non dimenticare, si rivela un accattivante traccia di riflessione.





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